Gli economisti di orientamento keynesiano ritengono che nei periodi di crisi l’incremento della spesa pubblica sia fondamentale per sostenere la domanda aggregata; naturalmente si riferiscono alla spesa produttiva. Sarebbe annoverabile a questo tipo di spesa virtuosa sicuramente quella relativa all’attività di prevenzione dai rischi ambientali, che oltre a produrre ricavi e occupazione, mitigherebbe i costi per il ripristino dei danni. Ad esempio, uno dei rischi ambientali che affligge il territorio italiano è rappresentato dal rischio idrogeologico; infatti, frane e alluvioni sono le calamità naturali più frequenti e causano, dopo i terremoti, il maggiore numero di vittime e di danni. Si stima che i costi sostenuti dallo Stato per risarcimenti e riparazioni di danni provocati da frane e alluvioni sia stato di circa 900 milioni di euro l’anno dal 1944 ad oggi (fonte Protezione Civile). E’ importante, al contrario, produrre uno sforzo economico collettivo e regolare per realizzare interventi di sistemazione dei versanti (consolidamento delle aree in frana, drenaggi, piantumazioni) e di regimazione delle acque lungo tutta la rete idrica superficiale (vasche di laminazione, pennelli trasversali, canali scolmatori, briglie). Tutto questo per proteggere il territorio, che è la base su cui poggia la vita delle nostre famiglie e delle nostre aziende.